Il 17 marzo 1959 il Dalai Lama, seguito da 80.000 tibetani, scelse la via dell’esilio
Nel 1692 il quinto Dalai Lama riuscì a creare lo stato del Tibet mettendo fine alle continue lotte tra le varie regioni dell’altopiano tibetano e i signori della guerra che le comandavano. Ne seguirono secoli di relativa stabilità politica in cui il Dalai Lama, oltre a essere la suprema autorità religiosa, aveva anche il potere temporale di guidare i ministri e i funzionari che amministravano il paese.
A partire dal 1950 l’Esercito Popolare Cinese iniziò gradualmente l’invasione del Tibet e la popolazione, esasperata dal pugno di ferro degli occupanti, diede vita alla rivolta tibetana del 1959.
La repressione fu durissima, l’attuale Dalai Lama si rifugiò in India e fu seguito da circa 100.000 tibetani, che formarono una cinquantina di campi rifugiati in India e in Nepal. Molti altri tentarono di fuggire, ma morirono di stenti attraversando a piedi l’Himalaya o furono uccisi dai soldati cinesi che presidiavano i sentieri. Oggi i profughi tibetani e i loro discendenti sono circa 130.000, mentre continua la violazione dei diritti umani in Tibet.
Nella Costituzione Cinese si parla ipocritamente di “Regione autonoma del Tibet”, ma la realtà è ben diversa: qualunque attività non allineata con le imposizioni del Governo Cinese è repressa brutalmente e la situazione in Tibet non mostra miglioramenti.

Appena arrivato in India, Sua Santità il Dalai Lama convocò una riunione d’emergenza per discutere come soddisfare le esigenze sia immediate che a lungo termine di quella parte del popolo tibetano che lo aveva seguito fuori dal Tibet. Subito dopo l’incontro è stata istituita l’Amministrazione Centrale tibetana, chiamata a volte Governo Tibetano in Esilio, una forma semplificata del vecchio governo tibetano centralizzato, con sede a Dharamsala nel Nord dell’India.
Negli anni successivi il Dalai Lama promosse la modernizzazione e la democratizzazione del sistema:
- nel 1991 istituì il Comitato per la riformulazione della Costituzione, che ha preparato la “Carta per i tibetani in esilio”
- nel 2001 la Carta fu profondamente modificata, con l’elezione diretta del Primo Ministro da parte del popolo tibetano in esilio.
- nel 2011 il Dalai Lama rinunciò completamente alla sua posizione politica, mantenendo solo quella di insegnante spirituale.
Oggi l’Amministrazione Centrale Tibetana, cioè il Governo Tibetano in Esilio, è un’organizzazione democratica eletta direttamente dal popolo con un mandato di cinque anni.
I principali dipartimenti dell’Amministrazione Centrale Tibetana sono:
- Religione e Cultura
- Casa
- Istruzione
- Finanza
- Sicurezza
- Informazione
- Relazioni Internazionali
- Salute, e sono sotto la responsabilità di funzionari qualificati chiamati Kalon (ministri)
Negli ultimi sessant’anni di esilio, l’Amministrazione Centrale Tibetana (CTA) e il popolo tibetano, sotto la guida del Dalai Lama, hanno portato avanti un movimento non violento per riconquistare l’indipendenza del Tibet.